Strage di pesci a causa di una rete stesa nel canale
Molentargius Ancora ignoti i responsabili
Una rete stesa da una parte all’altra del canale. E, in mezzo, centinaia di pesci morti. È questo il quadro, desolante, che si presenta ai frequentatori del parco di Molentargius. Una visione tanto fastidiosa da convincere un ciclo amatore, Giovanni Serra, a chiamare la Forestale. «Sono intervenuti», racconta, «e hanno fatto una serie di rilevazioni. Ma mi hanno anche detto che non possono intervenire».
Per problemi burocratici (la competenza su quel canale è divisa tra vari enti). E, soprattutto, per limiti tecnici: gli operatori della Forestale spiegano che, per far sparire quello scempio, è necessaria una ruspa. Un mezzo che non è a loro disposizione. Ma il corpo dello Stato è ugualmente impegnato a cercare di spiegare l’accaduto. Perché le reti sono state gettate in quel tratto di canale?
Scelta, apparentemente, illogica. Non soltanto perché, da quelle parti, si pescano esclusivamente muggini (pesci non particolarmente pregiati). Ma anche per il fatto che quei muggini non sono assolutamente commestibili: a pochi metri da quel punto c’è lo sbocco delle acque reflue. Quei muggini sono immangiabili per via dell’inquinamento.
Ma, di questi tempi, tutto è possibile: si ipotizza che qualcuno abbia visto pescatori in quel lato del canale. I muggini sono un’ottima esca per ricciole e spigole. Qualcuno ha pensato di poter fare bottino grosso. Ma non sapeva che quei pesci erano immangiabili. E che, soprattutto, era praticamente impossibile recuperare le reti perché lo scarico delle acque reflue crea una corrente fortissima. Dunque, i pescatori abusivi si sono rassegnati a lasciare lì le reti (forse rubate) e i tanti pesci rimasti intrappolati. Nel frattempo, molti animali sono morti: la loro putrefazione sta, tra l’altro, rendendo l’aria irrespirabile.