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Tipologia Sistema lagunare legato all’emersione di una freccia litorale, evolutosi a condizioni stagnali in conseguenza di interventi antropici. |
Caratteristiche generali Presenza di un importante sistema dunare mobile e stabilizzato. Fitti canneti tendenti al impaludare il bacino. Peculiarità floristiche e vegetazionale di valore conservazionistico, tra cui il ginepreto di Platamona. Sosta e nidificazione di avifauna acquatica di interesse comunitario. |
ASPETTI GEOMORFOLOGICI ED IDROGEOLOGICI
Lo stagno di Platamona è situato nella fascia costiera antistante il Golfo dell’Asinara, pochi chilometri ad ovest del centro abitato di Porto Torres.
Si sviluppa prevalentemente in senso longitudinale, parallelamente alla costa e alla S.S. 200 (Marina di Sorso – Porto Torres).
Dal punto di vista geologico l’area ricade all’interno della grande depressione tettonica oligo-miocenica (fossa sarda) che attraversa la Sardegna longitudinalmente (N-S).
Le litologie affioranti sono prevalentemente riferibili a questa fase e risultano costituite da una serie calcareo-marnosa e arenaceo-conglomeratica (Miocene) limitata nei settori nord-orientali e sud-occidentali da sottostanti coperture vulcaniche oligo-mioceniche.
Al Quaternario sono invece da ascrivere le formazioni eoliche, che affiorano in prossimità dello stagno, i sedimenti detritici alluvionali e le parti terminali dei conoidi affioranti a sud dello stagno.
Morfologicamente quello di Platamona può essere considerato un tipico stagno retrodunare evolutosi da condizioni lagunari a quelle di stagno in seguito alla realizzazione di opere d’ingegneria eseguite negli anni 60. Tali interventi sono consistiti, infatti, l’occlusione dei tre canali che consentivano la comunicazione dello stagno di Platamona con il mare del Golfo dell’Asinara.
La genesi dell’originaria area lagunare è da mettere in relazione con l’emersione e lo sviluppo di una freccia litorale evolutasi successivamente in cordone litorale (l’attuale spiaggia di Platamona).
Accumuli di dune eoliche, che possono raggiungere altezze di qualche metro, separano lo stagno dal cordone litorale antistante. Il sistema dunare risulta in parte stabilizzato dalla vegetazione.
Essendo occluse le bocche a mare, l’alimentazione dello stagno deriva dagli apporti idrici del bacino del Rio Buddi Buddi, che si sviluppa in direzione SE-NW.
La caratteristica principale di questo corso d’acqua è la lunghezza dell’asta principale non supportata da altrettanti segmenti fluviali secondari. Ne deriva un bacino dalla forma allungata e ristretta che drena un’area estesa 27,17 Kmq circa.
Il basso grado di salinità dello stagno, oltre alla mancanza di una comunicazione diretta con il mare, è conseguenza di limitati scambi attraverso le formazioni dunari antistanti.
Nei periodi di maggior approvvigionamento idrico si formano estese aree paludose che contornano il bacino permanente.
L’intervento antropico non si è limitato alla sola occlusione dei canali di comunicazione ma ad altri interventi in campo edilizio, agricolo e forestale che congiuntamente determinano una generale situazione di degrado. Gli apporti di acque ricche di sostanze inquinanti e la sostituzione dell’originario manto vegetale con rimboschimenti a pino rappresentano alcuni esmpi. (Gruppo Lacava, 1994).
ASPETTI NATURALISTICI
L’analisi degli studi floristici effettuati nello stagno consentono di confrontare l’elenco floristico del Chiappini (1963), che individuava la presenza di 154 specie ripartite in 41 famiglie, con quello di uno studio successivo (Giau, 1986) che, sebbene effettuato su una superficie minore, in cui son state rilevate 63 entità specifiche, ha determinato ben 20 nuove specie rispetto all’elenco del Chiappini.
Notevole interesse riveste la presenza di due specie rinvenute, a livello isolano, finora solo in questo bacino, peraltro rare anche nel restante territorio italiano: Utricularia vulgaris ed Erianthus ravennae (Giau, 1986; Valsecchi, 1991).
Lo stagno viene definito eutrofico (Sechi, 1982; Cossu, 1985). Le acque, dolci o debolmente saline, ospitano una cenosi a Potamogeton pectinatus (Giau, 1986; Valsecchi, 1991; Gruppo Lacava, 1994), insieme a Najas marina e Myriophyllum spicatum (Cossu, 1985).
Attualmente la tipologia e la distribuzione della vegetazione, tipica di ambienti d’acqua dolce, mostra una sostanziale sovrapponibilità a quella dei primi studi, anche se il progressivo trend all’impaludamento del bacino (per chiusura dei collegamenti col mare, eutrofizzazione, apporto di materiali fluviali) ne determina il disturbo e la riduzione (Gruppo Lacava, 1994).
Partendo dai margini interni dello stagno verso la periferia, si incontrano canneti a Phragmites australis e Typha angustifolia in netta diffusione per via dell’eutrofizzazione del bacino. A ridosso di questi compare la formazione a Cladium mariscus, ben rappresentata nello stagno al quale conferisce un indubbio valore naturalistico.
Quindi su suoli umidi e meglio consolidati, e soprattutto sulla sponda settentrionale, si rinvengono giuncheti a Holoschoenus vulgaris e Juncus acutus. In contatto con questi ultimi, e con i coltivi della sponda meridionale compare l’Inuletum a Inula viscosa, con indivudui di Tamarix africana e Atriplex halimus.
Ma l’associazione più importante e caratterizzante di Platamona è senz’altro l’Eriantho ravennae-Schoenetum nigricantis. L’Erianteto si localizza a contatto sia con l’inuleto, i giuncheti, i ginepreti che con le cenosi psammofile del sistema dunare (Chiappini, 1963; Giau, 1986; Gruppo Lacava, 1994).
La vegetazione climacica dell’area intorno allo stagno appartiene all’ordine del Pistacio lentisci-Rhamnetalia alaterni (Gruppo Lacava, 1994).
Non possiamo inoltre prescindere dal citare il Ginepreto di Platamona, biotopo localizzato al lato occidentale dello stagno, in cui si individua una vegetazione della spiaggia e una vegetazione forestale. Sulle sabbie le formazioni si distinguono in base alla stabilità o meno del sistema dunare.
Nel primo caso Crucianella maritima, Ephedra distachya, Astragalus massiliensis, e più sporadicamente Helichrysum italicum subsp. microphyllum caratterizzano il paesaggio vegetale, formando associazioni camefitiche della classe Helichryso-Crucianelletea.
Tipici di dune instabili invece l’Agropireto e l’Ammofileto, che appaiono limitati nella loro espansione dall’introduzione del Carpobrotus acinaciformis.
Anche la vegetazione forestale psammofila, che in assenza di disturbo forma boscaglie inquadrabili nella associazione Pistacio-Juniperetum macrocarpae, è limitata da rimboschimenti a Pinus pinea. Mostra comunque vigore e capacità di colonizzare gli spazi utili disponibili (Gruppo Lacava, 1994).
L’area è considerata biotopo di “rilevante interesse vegetazionale meritevole di conservazione in Italia” (Gruppo Conservazione della Natura, 1971). Viane inserito da Camarda (1989) tra “le aree costiere di rilevante interesse botanico nella redazione dei Piani Paesistici della Sardegna, nonchè, insieme al Ginepreto, tra il “sistema di aree di interesse botanico per la salvaguardia della biodiversità floristica della Sardegna” (Camarda, 1995).
AVIFAUNA MIGRATORIA / OSPITI REGOLARI DI INTERESSE COMUNITARIO (1994-98)
(All. I Dir. 79/409 CEE e 91/744 CEE)
Cormorano, Tarabuso, Tarabusino, Nitticora, Sgarza ciuffetto, Garzetta, Airone bianco maggiore, Airone rosso, Mignattaio, Spatola, Fenicottero, Moretta tabaccata, Falco di palude, Falco pescatore, Pellegrino, Voltolino, Schiribilla, Cavaliere d’Italia, Avocetta, Combattente, Piro piro boschereccio, Gabbiano roseo, Beccapesci, Sterna comune, Fraticello, Mignattino piombato, Mignattino, Martin pescatore, Calandrella, Calandro, Pettazzurro, Forapaglie castagnolo, Magnanina, Averla piccola.
VERTEBRATI RIPRODUCENTISI DI INTERESSE COMUNITARIO (1994-98)
(All. I Dir. 79/409 CEE e 91/744 CEE; All. II e IV Dir. 92/43 CEE)
ANFIBI: Discoglosso sardo (N-prob.), Rospo smeraldino, Raganella sarda.
RETTILI: Testuggine d’acqua, Testuggine comune, Lucertola campestre, Gongilo ocellato, Biacco.
UCCELLI: Tarabusino (N-poss.), Airone rosso, Moretta tabaccata (N-poss.), Falco di palude, Pollo sultano, Martin pescatore (N-prob.), Calandro.
CENSIMENTI INVERNALI DELL’AVIFAUNA ACQUATICA (1993-97)
Totale degli individui, raggruppati per Ordini, contati nei cinque anni di “Censimenti invernali degli uccelli acquatici nelle zone umide della Sardegna” (I.W.R.B.) durante il mese di gennaio.
ANNI DEI CENSIMENTI E INDIVIDUI CENSITI | ||||||
ORDINE | 1993 | 1994 | 1995 | 1996 | 1997 | N° medio |
Gaviiformes | – | – | – | – | – | – |
Podicipediformes | 3 | 14 | 22 | 5 | 13 | 11.4 |
Pelecaniformes | 4 | 3 | 44 | 15 | 11 | 15.4 |
Ciconiiformes | 3 | 8 | 17 | 5 | 6.6 | |
Phoenicopteriformes | – | – | – | – | – | – |
Anseriformes | 196 | 32 | 29 | 85 | 62 | 80.8 |
Gruiformes | 48 | 19 | 44 | 28 | 274 | 82.6 |
Charadriiformes | 250 | 112 | 171 | 254 | 38 | 165 |
Accipitriformes | 2 | 3 | 6 | 11 | 5 | 5.4 |
Coraciformes | 1 | 1 | 2 | 1 | 1 | |
Totale individui | 504 | 187 | 326 | 416 | 408 | 368.2 |
Totale specie censite | 10 | 18 | 19 | 18 | 17 | 16.4 |
PESCA
Lo stagno non ha destinazione produttiva.
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