Sale. Le scorte stanno finendo, caccia all’ex oro bianco

pubblicato da la Repubblica il 6 gennaio 2011

Sale. Le scorte stanno finendo, caccia all’ex oro bianco


L’Austria non ne produce abbastanza per contrastare la neve. In Germania hanno lanciato l’allarme
I magazzini si svuotano e i prezzi salgono alle stelle. Tutta colpa di un sistema che funziona male

In Svizzera, dove di gelo se ne intendono e le strade si bloccano di rado, il sale ha una sua “cattedrale”. A Riburg, vicino a Basilea, nel 2005 è stato costruito un edificio imponente, testimone visivo di uno dei maggiori giacimenti europei di sale minerale. La risorsa interna non è però bastata alla Svizzera, così come ad altre nazioni europee, in questo inizio di inverno gelido. Amministrazioni locali e società di gestione autostradali di tutta Europa hanno fatto fuori in pochi giorni le scorte di sale approntate per tutta la stagione e un minerale che di solito ha un prezzo basso, dai 5 ai 6 euro al quintale in Italia, è diventato d’improvviso prezioso, con prezzi intorno ai 9 euro al quintale. “Oro bianco”, hanno titolato i giornali tedeschi nei giorni della paralisi dei trasporti, quando infuriava la polemica sui disservizi e sulla mancanza di sale da spargere sulle strade ghiacciate. La domanda è salita e con questa i prezzi: le maggiori aziende di produzione in Germania, quali la K+S AG di Kassel e la Südsalz di Heilbronn, hanno annunciato un aumento di profitti del 60 per cento. Enrico Morgante, direttore commerciale di uno dei principali produttori italiani, la siciliana Italkali, conferma: «È il secondo anno in cui ci sono difficoltà a far fronte alla domanda, perché in precedenza non c’erano stati investimenti per la produzione. La crisi della chimica in Europa aveva fatto diminuire la richiesta di sale industriale, ma le ultime due stagioni più fredde hanno invertito la tendenza». Il prezzo del sale è stabilito per contrattazione, le grandi ditte lo definiscono anno per anno ed è di per sé modesto, accresciuto quasi per il 90 per cento dai costi di trasporto, costi derivati da un sistema complicato. E qui si capisce meglio il disastro di metà dicembre: se anche il sale era disponibile, non è riuscito ad arrivare dove serviva, nei depositi di stoccaggio e poi sulle autostrade. Le vie del sale dei nostri giorni sono poche e ben definite come lo erano quelle dell’antichità, quando il minerale era usato per la conservazione dei cibi e faceva la fortuna delle località che lo producevano. Il gelo di metà dicembre ha portato alla luce tutti i difetti di un sistema che va facilmente in tilt, perché il sale viaggia sulle stesse rotte che possono bloccarsi per la sua mancanza. Il sale della Sicilia, per esempio, rischia di restare sulle banchine di Genova e Ravenna quando si inceppa il trasporto su gomma dai porti alle destinazioni finali. In Germania, il principale deposito della Baviera è rimasto isolato nei giorni precedenti il Natale perché le strade erano bloccate, tanto che, passata l’emergenza, il governo del Land ha subito messo mano alla riorganizzazione dei depositi, diversificando le sedi di stoccaggio. “L’oro bianco” è così rimasto nei silos, con i suoi granelli perfetti: il sale che sconfigge il gelo deve infatti avere caratteristiche ben precise, una granulometria né troppo piccola, per garantire uno scioglimento graduale, né troppo grande, per evitare sia pericoloso quando viene sparato dagli spargisale. Non un sale qualunque, insomma, un vero gioiello.

di CRISTINA NADOTTI