L’Unione Sarda
Giovedì 26 Settembre 2013
Forse siamo fessi. Proviamo a spiegare perché. In questi giorni è cominciata la raccolta del sale alla Conti Vecchi, Santa Gilla, Cagliari, proprietà Eni. Nelle vasche salanti, di un bel rosso intenso, si lavorerà fino a ottobre. Un’industria tutta naturale con tre motori: acqua di mare, sole e vento. La salina funziona benissimo, a differenza delle fabbriche decotte che le stanno intorno, un cimitero industriale che ha lasciato sul campo disoccupati e veleni. Oltre i granelli bianchi di ottima qualità – come tutto il sale marino cagliaritano – l’impianto custodisce un piccolo tesoro: il cloruro di magnesio. È una merce preziosa per i centri benessere di resort e terme a Cagliari e dintorni. Le acque madri della Conti Vecchi ora vanno oltremare e alimentano le vasche di alcune Spa della penisola. Insomma, esportiamo acqua di mare, cioè salute, benessere. Guardiamoci intorno. Le saline del Poetto sono chiuse da trent’anni, l’ex ospedale marino è un’indecenza, l’ex albergo Esit ormai è un ospedale (consiglio: salite al terzo piano, reparto Ortopedia, e ammirate il panorama sul golfo), il vecchio pronto soccorso fa tristezza solo a guardarlo. Ma qualcuno si è accorto che il tirai sali di un tempo può trasformarsi in una fiorente industria naturale, per giunta fronte mare, in uno scenario paesaggistico di prim’ordine? Che spreco. Incompetenza, incapacità, menefreghismo? No, la verità è un’altra. Siamo fessi.
Lello Caravano