L’INCENDIO NEL PARCO NATURALE REGIONALE MOLENTARGIUS-SALINE RIPROPONE CON ALLARME ANTICHE OSTILITA’ AL PARCO |
L’incendio che ieri ha interessato una porzione della zona del parco con il canneto che costeggia Via Fiume e Via S. Benedetto ripropone con forza una minaccia antica all’ecosistema di zone umide di Molentargius. Infatti quasi ogni anno, sia prima della istituzione del Parco, che dopo e anche negli anni recenti, si è riproposta la minaccia al patrimonio ambientale del Parco, da tutti i versanti: Viale Marconi, Via Fiume, Poetto angolo quartiere S’Arrulloni, Medau Su Cramu e con aree più o meno estese a seconda della direzione e intensità del vento.
I tecnici del Parco con il Corpo Forestale e le squadre di Protezione Civile, per fortuna prontamente intervenuti, hanno contenuto i danni che comunque hanno interessato circa tre ettari di territorio. Il grave episodio richiede a tutti gli enti Parco, Corpo Forestale e Protezione Civile un ulteriore impegno per proteggere questo importante presidio naturalistico.
Per fortuna la eccezionale colonia di fenicotteri, insediata in tutti gli isolotti del Bellarosa maggiore, è abbastanza lontana per cui non è stata in alcun modo interessata dall’incendio.
Questo incendio ripropone un tema generale e ricorrente del fastidio, per certuni, che all’interno di un’area densamente urbanizzata esistano1600 ettari di Parco sottratti alla urbanizzazione ed alla speculazione edilizia. Gli incendi sono sicuramente opera di stupidi vandali, ma non sono meno gravi le ricorrenti proposte di edificazione a ridosso del parco o i vari progetti per assi viari, tutti bloccati, rivolti a ridurre ancora il perimetro del Parco.
Insomma il Parco, letteralmente assediato dal sistema urbano, con quartieri che nel corso degli anni sono cresciuti a ridosso dell’area umida, viene considerato talvolta, purtroppo, come un zona di nessuno.
Abbiamo sempre evidenziato che si tratta di un parco speciale proprio perché vi si svolgono eventi naturalistici di portata internazionale a poca distanza dai quartieri urbanizzati la cui vicinanza esercita tutti i giorni una pressione compromissoria( scarichi nei corsi d’acqua, abusivismo, discariche di rifiuti, viabilità).
Di converso nelle altre zone umide esistono intorno al perimetro delle zone buffer di transizione ampie centinaia di metri. Solo una robusta mobilitazione delle associazioni ambientaliste nell’anno 1988 convinse il parlamento a stanziare 120 miliardi dello Stato per fermare il disastro ed effettuare gli interventi più eclatanti di disinquinamento per costituire le premesse alla istituzione del parco nel 1999.
Ma bisogna essere ben consapevoli, scrivemmo 20 anni fa, che nell’ecosistema si riverberano tutte le disfunzioni di una conurbazione di 400.000 abitanti. Per cui al parco è richiesto uno sforzo notevole per assicurare quotidianamente la salvaguardia dei valori ambientali del parco.
Siamo convinti che sia necessaria una maggiore opera di sensibilizzazione per un’area unica al mondo con un patrimonio ambientale e naturalistico di importanza internazionale. Per quanto ci riguarda la nostra Associazione intensificherà le proprie iniziative di coinvolgimento della popolazione.
Cagliari li, 30/05/2013 |
Il Responsabile Vincenzo Tiana |